Disturbi cognitivi: non solo over 65
Siamo abituati ad associare i disturbi cognitivi, soprattutto la Demenza all’avanzare dell’età, in particolare dopo i 65 anni, dove possono comparire le prime difficoltà nel ricordare soprattutto ciò che ci viene detto al momento. A volte, possono presentarsi delle alterazioni rilevanti del carattere o difficoltà nel trovare le parole adatte ad esprimere un concetto. Da alcuni studi effettuati negli ultimi anni in centri di eccellenza in Italia, è emerso come il disturbo cognitivo può colpire persone ben al di sotto dei 65 anni, delineando un gruppo di malattie conosciute come EOD “Early-Onset Dementia”.
I pazienti con esordio precoce necessitano di una diagnosi differenziale complessa. Richiede l’intervento e la consulenza di diverse figure sanitarie, in particolare quando le manifestazioni cliniche sono atipiche, cioè non caratterizzate prevalentemente dal disturbo di memoria. I disturbi cognitivi possono infatti avere cause diverse: vascolare (es. in seguito ad ictus), tossico-metabolica (es. in seguito ad encefalopatia), autoimmune (es. in seguito a sclerosi multipla) o neurodegenerativa (es. in seguito a demenza di Alzheimer o Fronto-Temporale).
Come si può immaginare, le EOD colpiscono soggetti in età produttiva con importanti ricadute a livello assistenziale e sociale oltre che familiare ed economico. L’ampio spettro delle manifestazioni spesso determina delle difficoltà nella diagnosi in quanto i pazienti con demenza giovanile o atipica necessitano di accertamenti sofisticati. Da ciò spesso ne conseguono ritardi nell’inquadramento clinico e nella presa in carico per eventuali terapie farmacologiche o trattamenti di riabilitazione neurocognitiva. I servizi ospedalieri che si occupano di demenze, dovrebbero prevedere dei percorsi facilitati per questa tipologia di pazienti con tutti i benefici previsti per legge soprattutto per quanto concerne l’accesso ai servizi socio-assistenziali nelle fasi più avanzate della malattia. In ultimo, ma non certo per importanza, la necessità di avviare delle prese in carico di supporto psicologico sia per i pazienti che per le loro famiglie soprattutto quando sono presenti, all’interno del nucleo, dei figli minorenni.
Dott.ssa Paola Perozzo
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA NEUROPSICOLOGA