Cos’è il mutismo selettivo?
Il mutismo selettivo è un disturbo caratterizzato da una forte ansia che blocca la parola in alcuni ambienti, situazioni e con taluni interlocutori. I soggetti vorrebbero parlare, ma non ci riescono. Si tratta di una condizione di incapacità dovuta all’ansia, non di rifiuto o sfida, infatti nelle situazioni in cui l’ansia non è elevata i soggetti parlano normalmente. L’obiettivo principale quando si parla di MS è agire senza minimizzarlo, considerandolo semplice timidezza, né drammatizzarlo, considerandolo un mare incurabile. La cosa davvero fondamentale per gli adulti che hanno a che fare con i bambini/ragazzi con MS è non avere fretta, né credere che si tratti di qualcosa che va e viene.
Uscire dal MS (mutismo selettivo) è possibile, ma non accade casualmente: la direzione per uscirne è data dall’azione combinata, coordinata e cooperativa dei tre sistemi in cui il bambino/ragazzo è maggiormente in contatto: casa, scuola e studi dei professionisti. Solo un reale lavoro di squadra consente a bambini/ragazzi con MS di sperimentare concretamente che la minacciosità percepita è mitigabile e aprirsi progressivamente. È importante condividere con il ragazzo/bambino che:
- non è solo lui a soffrirne;
- se ne esce (non è una malattia incurabile);
- lo aiuteremo;
- gli vogliamo bene comunque; le emozioni non sono cattive, dobbiamo solo imparare a riconoscerle e usarle.
Alcune indicazioni pratiche:
- Non forzare il bambino/ragazzo a parlare;
- Creare un clima rilassato e rassicurante;
- Non fare pressioni, punire, costringere, corrompere e non creare aspettative;
- Le domande dirette sono da evitare, piuttosto è meglio commentare;
- Evitare di sorprendersi, mostrare meraviglia o enfatizzare nel caso in cui il bambino/ragazzo parli;
- Tenere sempre presente che i bambini/ragazzi con MS hanno bisogno di più tempo;
- In presenza del bambino/ragazzo dare una spiegazione alle persone che fanno riferimento al suo non parlare.
La scuola, la timidezza e il mutismo selettivo:
Prima si riconosce il mutismo selettivo e prima si può intervenire. Il rischio di confondere il MS con la timidezza è alto, la differenza è data dal tratto paralizzante che assume l’ansia nel caso del MS, cosa che non avviene nella timidezza.
A scuola un alunno timido ha un’interazione con gli altri, riesce a chiedere di andare in bagno, risponde alle domande, un bambino/ragazzo con MS no. Nei casi meno severi può parlare all’orecchio, produrre sussurri o risposte non verbali, ma di fatto la sua prestazione relazionale e didattica è bloccata.
Il MS è connesso ad una scarsa autostima, consapevolezza di sé e al timore del giudizio altrui. Questa difficoltà tende pertanto a degenerare in una catena di disagio emotivo, motivazionale e sociale, con conseguenze negative sul piano delle competenze cognitive e meta cognitive; tutto ciò che accade in classe ha pertanto grande importanza. L’ansia è una condizione emotivamente rilevante per tutti gli alunni, motivo per cui ciò che serve ad abbassarla va a beneficio dell’intera popolazione studentesca e del generale processo di inclusione. Maggiori informazioni sono inserite nella pagina wikipedia dedicata.
Dott.ssa Michela Scapola
PSICOLOGA PSCOTERAPEUTA
specialista riconosciuta A.I.Mu.Se. (Associazione Italiana Mutismo Selettivo)
Bibliografia
“Momentaneamente silenziosi” Iacchia, Ancarani 2018