Cos’è la lallazione?
La lallazione, detta anche babbling, è un’importantissima tappa che precede la comparsa del linguaggio verbale. A partire dai 4/6 mesi di vita, i bambini iniziano ad utilizzare i loro organi fono-articolatori per produrre suoni estrapolati dalla loro lingua madre, in modo ripetuto. Nel caso della lingua italiana, questi suoni hanno una struttura sillabica piana, cioè sono costituiti dalla ripetizione di unità consonante vocale. La prima forma di lallazione, definita canonica, prevede che il bambino produca una sequenza di sillabe uguali come BA-BA-BA, MA-MA-MA.
La lallazione variata
Intorno ai 9/10 mesi compare la lallazione variata, in cui il piccolo è in grado di mescolare sillabe diverse: MA-PA-PA. E’ tra i 9 e i 15 mesi che compaiono le prime parole, ma non è detto che il babbling scompaia automaticamente. Le due fasi possono infatti convivere fino ai 18 mesi.
A proposito della lallazione, la letteratura ci dice che “uno sviluppo regolare del babbling canonico predice il successivo sviluppo lessicale, una comparsa tardiva, oltre i 10 mesi, può essere associata a condizioni di rischio per successivi problemi di linguaggio e di apprendimento” (da “Il Primo vocabolario del Bambino, Gesti, Parole e Frasi”).
Pertanto, conoscere quanto e come ha “lallato” il bambino e se ha o meno sperimentato un’ampia gamma di suoni, ci consentirà di fare delle previsioni sul suo successivo sviluppo linguistico. Ecco perché questa fase andrebbe monitorata fin dal suo esordio da parte dei genitori. In tal senso, sono molto utili i video che mamma e papà raccolgono nel corso della crescita del loro piccolo e che spesso diventano delle testimonianze molto preziose da condividere con il logopedista in fase di valutazione.
Perché il ruolo del genitore è cruciale in questa fase?
La lallazione non si configura come un atto comunicativo intenzionale, ma rappresenta un vero e proprio gioco in cui il bambino sperimenta i propri organi fono-articolatori ed è divertito dal feedback uditivo e propriocettivo che ne riceve. L’adulto però, risponde a queste produzioni e dà loro un significato. In questo modo va a rinforzare il comportamento del bambino e lo sostiene nel passaggio alla comunicazione intenzionale. I momenti in cui il bambino solitamente “parlotta” maggiormente e gioca con i suoni, sono quelli legati alle routine principali, come il cambio del pannolino e il bagnetto. Sono proprio queste le occasioni migliori perché l’adulto si inserisca nelle produzioni del piccolo, instaurando delle vere e proprie conversazioni. Come?
- Parlando molto, descrivendo e raccontando ciò che accade con parole semplici e ripetitive.
- Imitando i versi e i suoni prodotti dal bambino.
- Veicolando emozioni diverse attraverso l’intonazione e una mimica molto accentuata.
- Proponendo giochi come il cucù, le canzoncine, le filastrocche e le facce buffe.
Marina Pastorello
LOGOPEDISTA